Joyside - End of Justice

Quante volte di fronte a un accadimento cerchiamo di dare una spiegazione, un razionale, un motivo, una interpretazione, una chiave di lettura dettata e influenzata dai nostri sentimenti? Dal nostro vissuto, dal nostro desiderio di rivalsa, dal nostro giudizio? E quanto non ce ne rendiamo conto, a volte neppure di fronte all’evidenza? Cos’è che ci porta a dover pensare per forza a un perché, ad una soluzione, a una chiave anche laddove non c’è e a non accettare che, in realtà, semplicemente, non ci sia? 

Joyside - End of Justice

Cosa ci spinge a volte addirittura a barare, consapevolmente o meno, pur di far combaciare le coincidenze, a tutti i costi e che ci porta poi in uno stato di seminfermità visiva, come se prendessimo una svolta che ci impedisce di tornare indietro? Perché è quello che accade: una volta sovrapposta la figurina del nemico al caso personale si procede a testa bassa come un treno, senza soste nè fermate. Forse la vera chiave, casomai, dove sarebbe più saggio convogliare lo sforzo è ciò che ci porta a farlo: quanto c’è da esplorare il proprio interno, a setacciare i nostri condizionamenti culturali, religiosi, educativi, le nostre incapacità di voltare pagina e di abbandonare gli appiccicosi fardelli, mentre là fuori spesso la realtà è un’altra, più cruda, semplice, adiafora, scientifica.

Joyside - End of Justice

Esci dalla visione di Riders of Justice (film geniale anche nel suo tono tra il grottesco e il divertimento nero con sfoggio di grande equilibrismo tra spietato, comico e tenero) con la sensazione di quanto possa estendersi oltre il caso specifico o simile e ti accorgi di quanto si possa traslare questa esperienza, di quante volte accade o può accadere, su ciò che accade a te e (forse ancor più) su quello di cui vieni a sapere o che leggi sui giornali (e quanto questo meccanismo sia facilmente adatto ad essere sfruttato con un minimo di accorta regia). 

Joyside - End of Justice
Joyside - End of Justice

Alla fine, tutto torna sempre alla fonte, al punto di partenza che non è là fuori e non ha in fondo molta importanza la dimensione del proprio nemico. E perfino l’emblema del soldato, colui che porta all’estremo la corazza, si smonta, anzi, per meglio dire, si disarma. Forse perché il nemico non lo puoi distruggere senza diventarlo?

Joyside - End of Justice

Grande merito alla centralità dell’argomento è dato anche dalla splendida articolata costruzione da parte di Anders Thomas Jensen dei personaggi principali e secondari, apparentemente sopra le righe (e con la stoccata sul machismo nazi liquidata quasi con nonchalance), e dai dialoghi veri ed efficaci, compresi i più salaci. Ennesima conferma della profondità della scuola cinematografica nordica, sempre capace tra le righe di farci avvertire la pelle d’oca non solo per il freddo. (E quanto Mads Mikkelsen sia un figo, sempre intenso e versatile in ogni sua interpretazione).

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