Uno degli ambienti più stimolanti dove fotografare sono i concerti. Due i fattori fondamentali: la personalità dell’artista (o della band) e l’ambiente, lo stage. Anzi mettiamoci anche un terzo, anche se più difficile e complesso: il pubblico. Ora siamo in un’epoca in cui non è più così difficile fotografare durante i concerti… difficile se non impossibile, quantomeno in luoghi grandi come stadi o palazzetti impedire alla gente di catturare immagini con lo smartphone, postarle sui social, fare video… finalmente! Ma prima dell’era dello smartphone fare riprese fotografiche e video era assai più arduo. All’ingresso venivi perquisito e nascondere una reflex (magari con tanto di teleobiettivo) non era affatto facile. Con il tempo avevo imparato la mia tecnica per nasconderla (e a volte anche il registratore).
Iggy.
Quando scattai queste foto di Iggy Pop, fatte al Rolling Stone di Milano con la reflex ‘analogica’ a pellicola, ero ben piazzato tra le prime file. Ricordo che ero in compagnia di mio fratello. Iggy era decisamente in forma, si era ripulito dall’eroina ed era appena ‘resuscitato’ da un periodo un po’ opaco dove aveva prodotto album non male ma un po’ pasticciati con il suono sintetico e spaesato degli anni ’80, come Zombie Birdhouse e Blah, Blah, Blah. D’altronde l’inquietudine produttiva era speculare alla sua medesima natura. “Instinct” l’aveva riportato a un suono più grezzo e semplice (anzi pure un po’ tamarro, quasi a irretire le hair band che dominavano l’heavy metal) oltre che alla sua energia nucleare. Anche il seguente Brick by Brick col quale era in tournée all’epoca di questo concerto non era affatto male, con le ciliegine Slash e Kate Pierson come guest star, e ancor più American Cesars, che tuonava in copertina “Avvertimento per i genitori: questo è un disco di Iggy Pop” per collezionare una grande selezione di r’n’r graffiante, venato di blues, funk (quasi a tenere a bada i RHCP) e ballad di gran ruvido spessore e saldamente attuale.
Rolling.
Al Rolling era in tournée con la band di Brick By Brick e al solito ci stava dando dentro. Non può passare mai inosservato Iggy sul palco. Non c’è una sola goccia di energia che non venga spremuta da tutto il suo corpo nervoso (ovunque, gioiello compreso, visto che non manca di calarsi i pantaloni). È uno spettacolo vederlo rinascere ogni volta e Instinct gli ha fornito tutti gli strumenti per vomitare watt e carisma sui presenti. La sua voce nasale veemente abbaia oltre le prime file scuotendo il pubblico ad agitarsi liberamente in una celebrazione di libertà e determinazione che ora non ha più nulla di folle. “Ti pare che io sappia quello che faccio? Non lo so. Non mi piacciono i professionisti, sono sempre padroni della situazione. A me non piace. Voglio far fluire l’energia.” Così diceva quando era ancora uno Stooges. Oggi credo lo sappia bene.
“Sono la stessa persona di prima, però sobria”.
R'n'r.
È in forma, in uno dei suoi apogei della sua onda sinuosa.
Quest’uomo incredibile ha la capacità di resuscitare quasi come nulla fosse dalla sua naturale autodistruzione e disattadamento. Un vero selvatico deflagrante come nessuno. Di emuli e seguaci ne ha avuti tanti, ma in quanto a presenza sul palco, resta il numero uno. Ha ispirato schiere di artisti e rocker. Ha incarnato il punk con dieci anni di anticipo e al suo cospetto l’ha fatto percepire come già visto. È l’emblema dell’energia e dell’irriverenza.
E per il rock’n’roll il suo corpo ha la valenza delle antiche statue greche.
Dopo un po’ di scatti tra la calca del pogo mio fratello mi blocca. “c’è un buttafuori che ti ha individuato”. Faccio appena in tempo a localizzarlo e vedere avvicinarsi il suo grosso braccio nella terra di nessuno tra il palco e il pubblico e mi inabisso in apnea tra la folla. Chinato quasi in ginocchio in modo da non essere più localizzato, rapidamente mi sposto tra una foresta di gambe sull’altro lato del fronte palco ed ivi riemergo, tenendo d’occhio lo svanimento del buttafuori per verificare che mi abbia perso dal suo schermo radar. E riprendo a fotografare.
Era l’11 febbraio 1991.
Alberto Sala
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